Siamo un infinito viaggiare

L’arte ci racconta come il viaggio sia necessario, poco importa se intrapreso tra carte, linee che disegnano mappe o nella vita di paesaggi reali. 

Il progetto espositivo accompagna il filo conduttore del Festival: l’uomo, l’individuo, le possibili offerte del viaggio. 

La mostra vuole essere un omaggio alla grande vicenda, umana e artistica, di Fernando Nannetti, viaggiatore visionario che molto ha da raccontare.

La proposta espositiva presenta artisti storici e contemporanei che dialogano con le loro opere attorno ai temi del festival. 

Mostra a cura di Giorgio Bedoni

Dal 28 Agosto al 30 Novembre 2021 | Palazzo dei Priori – Volterra | per info clicca qui.

Fernando Nannetti

Nel percorso grafico di Nanof, la scrittura simulata è l’elemento principale e ricorrente tra le nere impalcature incise sul foglio

La comunicazione diventa gioco di lettere, graffi di penna. 

Non è più Nannetti Oreste Fernando, è il segno tracciato, una mano decisa, l’inchiostro indelebile.

Carlo Zinelli

Otto ore al giorno trascorse con i colori, con figure stilizzate che siano uomini, animali, ambientazioni di vario genere disposte in modo misurato sul foglio. Un ordinato caos di forte impatto decorativo. Le foto in galleria presentano individui disposti in file, la fissità dei corpi si contrappone al moto dato dal gruppo che sembra avanzare verso l’occidente. Eppure i contrasti di colore, la semplicità delle sagome monocrome riporta allo stilema dell’arte africana.

Carlo Zinelli nasce a San Giovanni Lupatoto (VR) il 2 Luglio 1916. 

Dopo un’infanzia difficile e anni di duro lavoro, nel 1939 viene inviato come “volontario” in Spagna. Dopo meno di due settimane Carlo è rimpatriato, iniziano i segni della malattia psichica. Nel 1947 è internato al San Giacomo alla Tomba. 

Lo scultore Michael Noble apre l’Atelier per i pazienti del manicomio e Carlo inizia un’intensissima attività artistica che lo porta a dipingere per 17 anni. Nel 1974 muore di polmonite presso l’ospedale del Chievo. 

Maurizio Zappon

Classe 1962, Maurizio Zappon dipinge nell’Atelier Diblu dell’ASST di Melegnano e della Martesana (MI).

La tecnica pittorica utilizzata è l’acquerello; il colore terso, vivace ed eloquente lascia trasparire il forte linearismo di Zap, caratteristica principe del suo operato.

I temi si rincorrono tra passato e presente, mitologico e reale.

Si percepisce una volontà di condivisione del sapere: alla comunicazione visiva dell’immagine è accostato l’intento didascalico della parola chiarificatrice.

Jadaiya

Jadaiya vive in un piccolo villaggio sperduto tra le campagne del Madhya Pradesh (India), non ricorda molto del suo passato o forse preferisce non ricordare. 

Non sa leggere né scrivere, il suo unico mezzo espressivo è la pittura. Sul fondo bianco emergono i colori accesi e vibranti che danno forma ad esseri viventi selvatici e selvaggi: sono uomini, donne, animali e piante di forte impatto coloristico, spesso contornati da un pronunciato linearismo. Jadaiya continua a non scrivere, a non leggere e da qualche tempo ha smesso di parlare.

Maria Chiara Marino

Maria Chiara Marino nasce a Pontedera (PI) il 5 giugno 1993. Studia pittura e approfondisce il concetto di “macchia” di Da Vinci: la confusione che desta l’ingegno del pittore. Discute la tesi di laurea su Fernando Nannetti presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Sensibile al tema sul disagio psichico, Maria Chiara indaga le forme, dipinge l’evanescenza, dà voce al ricordo. 

La combinazione dei suoi interessi la porta a sviluppare un proprio stile pittorico: cenere di sigarette, macchie di ruggine, residui d’intonaco e detriti di strutture abbandonate sono strumenti utili alla creazione di una memoria visiva che rende omaggio a coloro i quali sono destinati all’oblio. 

Stefano Zangiacomi

Stefano Zangiacomi nasce a Milano nel 1983. Raffigura volti dallo sguardo imperscrutabile, sono figure nate dal ricordo. 

Lavora con tele molto grandi, di diverso spessore, sfrangiate, sono superfici ruvide che catturano il colore e offrono una tonalità sempre diversa. Il tratto nero interviene sul colore ne delinea la forma. L’uso dei materiali non è casuale ma ricercato per restituire nuove sensazioni non solo visive ma anche tattili: la sabbia per creare spessore, le ecoline per dare lucentezza, gli olii per le sfumature, gli acrilici e le tempere per evidenziare emozioni e sentimenti.

Umberto Gervasi

Umberto Gervasi nasce a Catania nel 1939 da una famiglia di venditori ambulanti di dolci locali. A 14 anni inizia a lavorare come muratore per poi trasferirsi a Sesto San Giovanni (MI). E’ qui che la sua vocazione artistica giunge a maturazione, produce sculture in terracotta e dipinti ispirati alle intense cromie del folklore siciliano.

Le opere in galleria raffigurano personaggi dalle bocche carnose, il colore ora deciso ora combinato è scandito in nette geometrie. 

Simone Pellegrini

Simone Pellegrini nasce ad Ancona nel 1972. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Urbino, oggi insegna pittura a Bologna. 

Il binomio contenuto/contenitore è esplicativo del suo operare: la casa-atelier è un moltiplicarsi di figure e segni, rotoli di carta, scritte, tonalità di rosso e nero che imperano nella sua arte. Le rappresentazioni grottesche, la composizione spaziale, la singolarità del tratto ricrea un nuovo e suggestivo stile pittorico, senza principio e senza fine, un disordine apparente, simulato, nato dal disegno preparatorio e frutto della personalità artistica di Simone.

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