Fernando Nannetti

Fernando Nannetti

Fernando Nannetti è oggi considerato il maggior esponente italiano di Art Brut.
Autore di un maestoso “libro graffito” inciso sulle mura perimetrali dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra e di numerosi fogli di carta ricchi di inchiostro.
Nelle opere racconta di mondi fantastici, viaggi e connessioni interspaziali, tecnologie avanzate a cui si contrappongono momenti di vita reale e personaggi a lui familiari alti, secchi, mori e spinacei con il naso ad Y.

Fernando nasce a Roma il 31 Dicembre 1927 da Concetta Nannetti e da padre sconosciuto. Trascorre l’infanzia in diverse strutture di accoglienza:

a 7 anni è affidato a un’opera di carità,

a 10 anni è ricoverato in una struttura per minorati psichici.

A causa di una grave forma di spondilite (malattia alla colonna vertebrale) trascorre un lungo periodo presso l’Ospedale Forlanini di Roma. 

All’età di 21 anni è incolpato di oltraggio a pubblico ufficiale per il quale viene prosciolto per “vizio totale di mente”.

Il 2 Settembre 1958, all’età di 31 anni viene trasferito dall’Ospedale Santa Maria Pietà di Roma all’Ospedale Psichiatrico di Volterra.

La permanenza in manicomio è caratterizzata da un periodo iniziale di osservazione cui segue la fase dell’internamento:

Dicembre 1958, Nannetti è assegnato al reparto “Carchot”, sezione civile dell’ospedale;

Aprile 1959, è trasferito al “Ferri”, sezione giudiziaria.
L’unico parametro di giudizio che vige in questo reparto è la pericolosità presunta o reale dei pazienti; il clima instaurato è carcerario; i ritmi di vita scivolano uguali, ripetitivi, amorfi. 

E’ in questo contesto che Fernando realizza la sua grandiosa opera.

Nove anni dedicati a graffire il muro perimetrale del cortile (70×1,20 metri). Lo strumento utilizzato è la fibbia del gilet (indumento caratterizzante la divisa degli internati), arnese minuto che aiuta Nannetti ad incidere l’intonaco massiccio.

Il tracciato del “libro di pietra” si compone di pagine, parole, disegni, numeri…Il risultato del processo grafico non vuole essere a tutti i costi comprensibile: interpretare il muro significa entrare a stretto contatto con la quotidianità e le fantasie di Nof(4).

Il graffito del Ferri viene prodotto in due momenti:

1959/1961 – è in questi anni che Aldo Trafeli, infermiere dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra, nota l’atteggiamento creativo di un internato. Nonostante il carattere introverso di Fernando, Aldo riesce ad instaurare con lui un rapporto di complicità e ad ottenere la chiave di lettura dei suoi testi.

1968/1973 – Nannetti viene “sconsegnato” (lasciato libero per qualche ora) per la prima volta.

22.03.1968. Il paziente ha riferito dal suo primo giorno di sconsegna dopo 10 anni. Triste è il commento che ne deriverebbe. Si preferisce non trascrivere ciò che un malato mentale può dire dopo 12 anni di permanenza in reparto, senza una visita di amici o familiari.

Nel 1973 Nannetti è dimesso e ospitato presso l’Istituto Bianchi di Volterra insieme ad ex ricoverati dell’Ospedale Psichiatrico di S. Maria della Pietà di Roma e dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra.

E’ in questo periodo che realizza la “scala fiorita”, un’opera graffita sul corrimano di cemento (106 m. x 22 cm.) di una scala dell’Ospedale. 

L’ultima fase della produzione artistica di Nannetti si caratterizza dall’utilizzo di strumenti comuni: una biro di colore nero e circa 1300 fogli di carta in cui figurano nuovi mondi, giochi di forme e incessanti flussi di segni.

Nel 1979 Pier Nello Manoni, fotografo volterrano, resta affascinato dal graffito e decide di produrre del materiale fotografico a testimonianza della grandiosità dell’opera.

Fernando Nannetti muore a Volterra il 24 Gennaio 1994 senza aver più rivisto la sua amata città, Roma, ed i parenti sempre presenti nel suo ricordo. 

Grazie alle sue straordinarie opere è considerato tra gli esponenti di maggior rilievo dell’Art Brut.

Oggi è possibile osservare il graffito (8metri) all’interno del Museo Lombroso e partecipare alle visite guidate.